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Lettera al Popolo della Vita – 2

Nel momento in cui scriviamo queste note, sembra che la politica sia affannata da una sola preoccupazione, oltre a quella di garantirsi un seggio nella prossima legislatura.
L’anno, infatti, sta per concludersi con la probabile approvazione da parte del Senato di una pessima legge sul fine vita, senza accogliere alcuna delle proposte di modifica che avrebbero potuto evitarle una deriva eutanasica. Accogliendo un’esaltazione acritica del principio di autodeterminazione, il Parlamento sembra affannato solo a consentire la sospensione delle cure a chi vuole morire prima e a trovare il modo per lasciar morire di disidratazione e denutrizione quei pazienti le cui vite sono considerate in condizioni indegne di essere vissute, preoccupandosi di sottrarre preventivamente a ogni responsabilità civile o penale i sanitari che in nome di una falsa compassione infrangeranno il giuramento di Ippocrate.
È il paradosso di un’Italia invecchiata, ripiegata su se stessa, sempre più ammalata di individualismo e di egoismo. Un’Italia che avrebbe disperatamente bisognoso di politiche familiari, di educazione e di valori e si preoccupa invece solo di diritti civili e di come anticipare la fine di chi è di peso.

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Preghiera a Maria

O Maria,
aurora del mondo nuovo,
Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato
di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere,
di uomini e donne vittime di disumana violenza,
di anziani e malati uccisi dall’indifferenza
o da una presunta pietà.
Fa’ che quanti credono nel tuo Figlio
sappiano annunciare con franchezza e amore
agli uomini del nostro tempo
il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo
come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine
in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo
con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà,
la civiltà della verità e dell’amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.

S. Giovanni Paolo II, lett. enc. Evangelium Vitæ (1995)

Lettera al Popolo della Vita – 1

Auspicare la fioritura di un nuovo umanesimo sottintende implicitamente il vecchio umanesimo non regge più alle sfide antropologiche, etiche e sociali dell’oggi.
Del resto, è evidente che sotto la spinta soprattutto delle biotecnologie l’umano è andato trasformandosi in un trans-umano, fino al punto di parlare anche di un post-umano.
Se questo è il dibattito che a partire dall’umanesimo si è sviluppato nella cultura odierna, nella percezione comune e nella vita del popolo l’impressione diffusa è che un umanesimo privato di ogni riferimento al trascendente ha finito per ritorcersi proprio contro l’uomo che intendeva esaltare.
È come se un eccesso di umanesimo, la pretesa di un troppo umano, invece di fondare un mondo più umano, avesse finto per crearne uno disumano, con esasperazione dei diritti di alcuni, ma sempre meno capace di assicurare a tutti gli esseri umani dignità e rispetto, sempre meno capace di rispettare anche il creato e con esso la vita delle future generazioni.
Insomma un avvilimento dell’umanesimo, sacrificato sull’altare dell’esaltazione dell’individuo.

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